“Frammenti tellurici” di Domenico Loddo, intrecciando arte e vita, racconta il terremoto di Reggio Calabria e Messina nel 1908.
L’alternanza della due voci risulta vera e propria altalena emozionale del disastro che, nella lettura di Silvana Luppino e Giusva Branca, restituisce la poesia e la realtà, il teatro e la cronaca di quei giorni. Il lavoro risponde al bisogno di custodire la memoria di quel
disastro che segnò l’Italia e, ancor più, delle 87.000 vite che in quella circostanza si spensero. Trentasette secondi aprono di fatto le porte a una riflessione profonda sul senso della vita e sulla precarietà cui nostro malgrado soggiacciamo. Nostro intento, mediante la parola, addentrarci nell’abisso della storia e della coscienza, vivificando il passato e salvandolo ancora una volta dall’oblio. Consapevoli di quanto poco serva costruire sulle macerie seppellendo la memoria di ciò che fu, rassegnandoci a sempre nuove generazioni ignare di tutte quelle microstorie che compongono il quadro della grande storia, ciascuna delle quali tassello insostituibile e ineludibile per la comprensione dell’insieme.
La voce tonitruante della terra (inerenti intenti indecenti)
“Non c’è dubbio: la narrativa fa un lavoro migliore della verità”. Doris Lessing Le parole non sono mai all’altezza dei fatti che pretendono di raccontare. E non si tratta soltanto della bravura o meno di chi le scrive. Molto semplicemente le parole vengono dopo la storia che descrivono, aggiungendo o sottraendo pezzi di verità dalla memoria. Come se reinventassero un vissuto, senza averlo davvero vissuto. Ma
le parole restano l’unico anello di congiunzione tra noi e la storia, tra noi e il passato, tra noi e chi non c’è più per raccontarlo. Per rievocare il terremoto dello Stretto del 1908 allora qui si è fatto uso di ogni possibilità offerta dalla grammatica della scrittura: poesia, racconto, aforisma, forma canzone, unendo alla punteggiatura classica anche simboli matematici, per provare in qualche modo ad allargare
l’orizzonte della narrazione. Questo reading “Frammenti Tellurici – un dialogo parossismico” tenta a sua volta la sorte: pronuncia queste parole per rievocare le voci che hanno subito quella catastrofe, cercando di stanare dal ricordo persino la voce profonda della terra, quella che urlando “in un coro di cannoni” ha dato il là a questa prova generale di apocalisse. Che c’è sempre un là che da il via alle storie, e
le parole non lo possono prevedere, avvertire e salvare, ma, soltanto dopo, provare in qualche modo a raccontare.
DURATA 45 MINUTI CIRCA
CON GIUSVA BRANCA E SILVANA LUPPINO/ADATTAMENTO DI CHRISTIAN MARIA PARISI
Associazione Culturale Teatro Primo Natale Parisi
Via delle Filande 29 89018 Villa S.Giovanni (RC) teatroprimo@gmail.com