Disincantate è un musical off-Broadway, nato da un’idea di Dennis T. Giacino. Sei attrici portano in scena dieci sfrontate e sfacciate eroine, che, forti del loro disincanto, intendono sfatare il mito dells fanciulla succube e indifesa, che vive la propria vita nella frivola attesa del Principe Azzurro, stereotipo diffuso ed esacerbato di tante pellicole cinematografiche.
Ecco allora avvicendarsi sul palco un terzetto formato da una Biancaneve piuttosto formale, ma con la stoffa del leader (Claudia Cecchini), una Cenerentola svampita oltre l’ordinario (Martina Lunghi) e una Bella Addormentata (Claudia Belluomini) talmente narcolettica da rischiare di perdersi tutte le occasioni per esibirsi nel suo momento da solista.
Insieme a loro, tra le altre eroine rappresentate, spuntano anche Tiana de La principessa e il ranocchio (Dolores Diaz), Ariel (Beatrice Baldaccini), una esuberante sirenetta in calze a rete che rimpiange le sue pinne (barattate per l’amore di un uomo) e una Mulan in versione saffica che, improvvisamente, identifica in Cenerentola il bersaglio delle sue attenzioni amorose…
Le sei protagoniste, ognuna contraddistinta dalla propria personalità e da specifici vezzi (retaggio di oggetti magici quali mele avvelenate, scarpette di cristallo e arcolai…) affrontano il palcoscenico da vere star, senza risparmiarsi e divertendosi, tra loro e con il pubblico.
Molti dei numeri musicali eseguiti con l’accompagnamento al pianoforte della “fata madrina” Eleonora Beddini” sono delle I am song, ovvero canzoni attraverso le quali i personaggi si presentano, introducono una propria caratteristica o raccontano al pubblico come sarebbe stata la loro vita oltre il classico lieto fine. Sono tutte melodie orecchiabili e intuitive, che risultano un adeguato ricettacolo per la traduzione italiana dei testi, ma soprattutto un azzeccato contrappunto alla dinamica ed elettrizzante regia di Matteo Borghi.
Esilarante è dire poco per uno show che – tra varietà, vaudeville e cabaret – ha centrato il suo irriverente e ambizioso obiettivo: attualizzare il classico “c’era una volta”, con la disincantata consapevolezza che il tradizionale “…e vissero felici e contenti è una principesca rottura di palle”.
(tratto da: http://www.teatro.it/recensioni/disincantate-le-piu-stronze-del-reame/se-le-principesse-vanno-bestia)